
La Cattedrale: parte esterna
Nel 1232 l’imperatore Federico II di Svevia ne ordinò la costruzione, dedicandola all’Assunta. La rese chiesa palatina, dipendente direttamente da lui. A tre navate, in stile romanico, nel 1316 crollò quasi del tutto a causa di un terremoto. Re Roberto d’Angiò la fece ricostruire da maestranze bitontine con una nuova entrata e un portale scolpito che è attualmente tra i più belli di Puglia. La cattedrale fu ampliata nel XVI secolo, fu creato il presbiterio e il coro. Con l’arciprete Salazar (1550-1557) fu eretto il secondo campanile e furono inseriti sulla facciata tre grandi stemmi araldici. I due campanili furono sopraelevati nel 1729. Poco più tardi fu inserita la loggetta tra le due torri campanarie, con le statue in mazzaro della Madonna dell’Assunta e dei santi Pietro e Paolo. L’interno della fabbrica è a tre navate, divise da colonne. Nella parte superiore si ammirano i matronei con splendide trifore, molto probabilmente di età sveva. Nel XIX secolo l’interno della cattedrale fu interamente decorato in falso tardo-gotico per volere di monsignor Giandomenico Falconi (1848-1862). Il Portale E’ un capolavoro assoluto di scultura in pietra, risalente al XVI secolo, in stile tardo romanico. L’arco a sesto acuto contiene diverse formelle a bassorilievo che raccontano il grande ciclo narrativo della vita di Gesù. Di estrema rilevanza artistica, il portale merita da solo una visita a sè. Le colonne esterne poggiano su due leoni realizzati da mastro Antonio da Andria, nel 1533. Le colonne interne, invece, poggiano su due figure umane (XIII secolo): un atlante inginocchiato e un atlante seduto.
mappa interattiva della cattedrale
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La Cattedrale: parte interna
Interno L’interno, a tre navate e a pianta basilicale, ha subito dei rimaneggiamenti nel corso dei secoli, in specie a seguito dei restauri voluti dall’arciprete Giandomenico Falconi, che hanno interessato la fabbrica tra il 1854 e il 1660. Difatti per chi entra, la chiesa si presenta riccamente decorata con marmi e decorazione a trompe l’oeil in stile neogotico, ad esclusione dei capitelli delle colonne nelle navate e delle trifore sui matronei, unici elementi originari duecenteschi. Oltre agli altari in marmo policromo sei-settecenteschi di scuola napoletana presenti in tutte le cappelle laterali, notevoli sono le opere pittoriche e scultoree che si conservano. Infatti nella prima cappella della navata sinistra è da menzionare il naturalistico Presepe in pietra policroma del 1587 attribuito alla bottega materana dei Persio.
Segue la cappella dell’Addolorata con le statue lignee del Cristo morto, realizzato da Giuseppe Nicola Altieri nella seconda metà del seicento, l’intesa e patetica Addolorata di Giacomo Colombo databile ai primi anni del settecento, e il Crocifisso ammanierato di inizio seicento; mentre nelle pareti laterali due tele ottocentesche di Giuseppe Maraschini raffiguranti a sinistra la Sacra Famiglia (copia da Raffaello) e a destra San Giovanni Evangelista (copia dal Domenichino). Nella terza cappella, in una nicchia, la raffinata e graziosa statua in pietra della Madonna di Costantinopoli del 1535, opera di Paolo da Cassano, ai lati invece due tele entrambe eseguite nel 1875, a sinistra con San Tommaso d’Aquino di Saverio Altamura, e a destra con Il profeta Elia di Camillo Miola. Entrando nella quarta cappella, alle pareti vi sono due dipinti eseguiti nel 1879 dal pittore Michele De Napoli, La morte di San Girolamo a sinistra, e il Battesimo di Sant’Agostino a destra; d’innanzi ci troviamo, poi, alla splendida e artificiosa macchina d’altare in marmo eseguita nella metà del XVIII secolo dal napoletano Crescenzo Trinchese, nella cui prospettiva è inserita la statua di San Giuseppe con Bambino, opera del 1654 riferita alla mano di qualche scultore gravitante nella bottega romana del Bernini; nelle nicchie laterali, invece, le due sculture lignee settecentesche raffiguranti i santi patroni della città, San Giuseppe con Bambino e Sant’Irene.
Nella quinta cappella trovasi nella parete di sinistra il dipinto di Giuseppe Boschetti (San Francesco di Sales, 1879), nella parete frontale l’opera di Francesco Lorusso (Sacro Cuore di Gesù, 1870), e in quella di destra il dipinto di Gustavo Nacciarone (San Vincenzo de’ Paoli, 1880). Proseguendo nella sesta cappella, scorgiamo al centro un frammento d’affresco raffigurante il Volto di Cristo, datato intorno alla fine del XIV, ultima testimonianza dell’antico apparato pittorico che un tempo doveva impreziosire l’intera cattedrale; di fianco invece L’angelo custode (1875) e la Presentazione di Maria al Tempio (1874), entrambe del neoclassicista Gustavo Mancinelli. Sul presbiterio, fa da quinta scenografica il coro con la teoria di santi rappresentati, un indiscutibile capolavoro finemente intagliato in legno di noce ed eseguito nel 1543 da Colantonio Bonafida, Teodoro Marzano e Candido di Fanello; sullo sfondo invece si staglia la tavola raffigurante l’Assunzione della Vergine, realizzata nel 1546 dal pittore toscano Leonardo da Pistoia. Lungo la navata centrale si dispiega in alto il soffitto ligneo, eseguito durante i restauri ottocenteschi, in cui si avvicendano gli stemmi degli imperatori e re dai quali, a partire da Federico II e fino ai Savoia, la Cattedrale Palatina di Altamura dipendeva direttamente. Inoltrandoci nella navata destra, partendo dal presbiterio, incontriamo la settima cappella, corredata nella parte di fondo dal dipinto degli apostoli San Giacomo e San Filippo, eseguito nel 1876 da Giuseppe Maraschini; di fianco a sinistra il San Bernardo di Pasquale De Criscito del 1877 e a destra Le tentazioni di Sant’Antonio abate di Francesco Sagliano del 1877.
Nell’ottava cappella, nelle pareti di sinistra e del centro, vi sono due dipinti di Francesco Lorusso raffiguranti Santa Barbara (1877) e la Famiglia di Maria (1868); nella parete destra invece Il martirio di San Massimo eseguito da Francesco Plantamura nel 1868. Di seguito la cappella di Sant’Irene con il dipinto eponimo del 1863 di Francesco Lorusso, mentre nelle nicchie ai lati si conservano le spoglie di San Massimo e Sant’Aurelio.
La decima cappella, invece, accoglie due tra i dipinti più significativi della pittura ottocentesca prodotta nell’Italia meridionale, a sinistra la Maddalena realizzata nel 1877 dal pugliese Francesco Netti e a destra la Conversione di San Paolo di Domenico Morelli che la portò a termine nel 1876. Nell’undicesima cappella sono allocate tre opere di Giuseppe Maraschini, a sinistra lo Sposalizio della Vergine del 1875 (copia da Raffaello), al centro Il Battesimo di Gesù del 1873 (copia da Alessandro Allori), e a destra la Trasfigurazione del 1875 (copia da Raffaello).
Proseguendo vi è l’ultima cappella di Santa Rosalia, la cui immagine è rappresentata nella scultura lignea seicentesca lì presente, mentre di fianco il Sant’Andrea Avellino di ignoto pittore meridionale e l’Apparizione di Cristo a San Francesco d’Assisi e San Filippo Neri da ricondurre alla mano del molfettese Nicola Porta e databile intorno al 1750.
Addossato alla parte nella controfacciata, infine, è situato l’antico ambone cinquecentesco in pietra, di ignoto scultore pugliese, sorretto da cinque esili colonne finemente decorati e costituito da altrettanti pannelli su cui sono scolpiti in rilievo le storie della vita di Cristo.