
Storia del pane
Da sempre il pane costituisce l’alimento base per la popolazione dell’Alta Murgia. Tra le numerose varietà in commercio, disponibili in diverse forme e varianti, il pane di Altamura spicca per le sue proprietà che lo rendono famoso in tutta Italia: la croccantezza della caratteristica crosta marrone, la sofficità della mollica col suo tipico colore giallo, l’alta digeribilità e l’ottima preservabilità. È per questo che nel 2003 ha ottenuto dall’Unione Europea la Denominazione di Origine Protetta*.
Persino il poeta latino Orazio, nelle sue “Satire” (37 A.C), scrisse del pane di Altamura, così gustoso e apprezzato dai viaggiatori dell’epoca, che erano soliti portarselo dietro nei loro spostamenti, visto che poteva durare anche due settimane. In passato i nostri contadini e pastori facevano grandi scorte di pane casereccio quando, a causa del lavoro nei campi o nei pascoli, sapevano di dover trascorrere intere settimane lontani da casa, spesso in masserie sperdute sulle colline della Murgia. In un antico statuto della città, risalente al 1527, numerosi paragrafi sono dedicati ai “doveri” dei fornai, nonché alle tasse che erano tenuti a versare alle autorità.
La ricetta originale è stata tramandata di generazione in generazione, da madre in figlia. Le donne impastavano il pane a casa, ma andavano ad infornarlo presso i forni a legna pubblici. Per evitare che si confondesse con le altre, ciascuna pagnotta veniva marchiata con le iniziali del proprietario, “il capofamiglia”, che erano riportate su un timbro di ferro. Era il fornaio stesso che provvedeva poi a distribuire le forme di pane, trasportate su un lungo asse di legno, alle rispettive massaie, alle quali annunciava la consegna chiamandole a gran voce dalla strada. Il suo compenso consisteva in un pezzo di pasta cruda (il cosiddetto “cecì”).
*La denominazione di origine protetta, nota con l’acronimo DOP, è un marchio di tutela giuridica della denominazione attribuito dall’Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono, essenzialmente o esclusivamente, dal territorio in cui sono stati prodotti. L’ambiente geografico comprende fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali) e fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità). La loro combinazione consente di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Affinché un prodotto sia DOP è necessario che le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano in un’area geografica delimitata.
Le fasi di preparazione del pane di Altamura
La preparazione del pane di Altamura prevede cinque fasi: impastatura, formatura, lievitazione, modellatura, cottura nel forno alimentato a legna. Oggi i fornai seguono tutti i passaggi del processo di lavorazione, attenendosi al tradizionale metodo di panificazione, che richiede l’uso del “lievito madre”, detto anche “pasta acida”, un composto costituito da acqua e farina, utilizzato solo dopo il raggiungimento del giusto grado di acidità. È possibile rinnovarlo tre volte. Tale miscela facilita lo sviluppo di una specifica microflora, oltre che di lattobatteri, che rendono il prodotto finito altamente digeribile. A questo ingrediente si aggiungono l’acqua, il sale marino e la semola rimacinata di grano duro. I grani impiegati, delle varietà “appulo”, “arcangelo”, “duilio”, “simeto” e “Senatore Cappelli”, devono essere coltivati in territori compresi nell’area murgiana.
Dopo aver mescolato gli ingredienti, lavorando bene l’impasto per una ventina di minuti, si procede a dividerlo in pezzi più piccoli, lasciandolo lievitare per un’ora e mezza. Si continua con la modellatura manuale della massa, lasciata poi riposare per 30 minuti, trascorsi i quali l’operazione viene ripetuta. Dopo ulteriori 15 minuti di riposo, non prima di essere state capovolte e schiacciate su uno dei lati con una leggera pressione della mano, le pagnotte vengono infornate in un forno a legna, alla temperatura di 250o C. Nel corso della prima fase di cottura, di circa 15 minuti, la porta del forno viene lasciata aperta. La cottura prosegue per altri 45 minuti. Il forno viene aperto 5 minuti prima che il pane sia completamente cotto, per permettere la formazione di una crosta croccante, che deve essere spessa almeno 3mm.
Le forme tradizionali del Pane di Altamura
Il peso delle pagnotte varia dai 500 gr ai 2 kg. Esse presentano due forme tradizionali: la prima, detta “u sckuanète” o “pane alto”, è accavallata; la seconda, chiamata nel dialetto locale “a cappidde de prèvete” (“a cappello di prete”), nota anche come “pane basso”, è più schiacciata e meno ricca di mollica.
Valori nutrizionali
Le Ricette
Versione casalinga del pane di Altamura
Ingredienti:
1kg di farina di semola rimacinata, 200 gr. di lievito o lievito madre ottenuto da pasta acida, 20 gr. sale, 600 ml acqua
Preparazione:
Mettere al centro della spianatoia la farina disposta a cumulo. Praticare un vuoto centrale nel quale aggiungere il lievito naturale, il sale e l’acqua tiepida. Lavorare gli ingredienti fino ad
ottenere una massa omogenea e uniforme. Coprire l’impasto con un telo di cotone e lasciar riposare per 30 minuti. Modellare nuovamente la massa, raccogliendola in un involucro fibroso naturale. Lasciarla lievitare per altri 45 minuti. Infornare e cuocere per un’ora e mezza alla temperature di 250o C.
Bruschetta (“Fèdda rosse”)
Ingredienti:
Pane di Altamura a fette, olio di oliva, sale
Preparazione:
Abbrustolire le fette di pane sulla
brace fino a farle dorare. Condirle con sale e olio di oliva. È possibile gustarle sia calde che fredde.
Zuppa di pane “Ciallèdde”
Ingredienti:
Fette sottili di pane di Altamura raffermo, 1/2 litro di acqua, 5 pomodorini, prezzemolo, mezza cipolla, mezza patata, olive nere, cime di rapa o broccoli, sale, olio di oliva.
Preparazione
Affettare la patata e la cipolla. Mettere tutte le
verdure nell’acqua, salare e portare ad ebollizione. Cuocere per 15 o 20 minuti. Disporre le fette di pane in un piatto fondo, versarvi sopra l’acqua con le
verdure e condire con olio di oliva. Coprire con un altro piatto e lasciar riposare per qualche minuto
prima di servire.